martedì 8 febbraio 2011

SOCIETA' APERTA O CASA CHIUSA?

 Il discorso avrebbe potuto essere lungo. Ci avrebbe portato a chiederci perchè sono spesso proprio le donne le peggiori nemiche delle donne. In un corsivo a dir poco sorprendente, Maria Nadotti sul Corriere, risponde alla scelta di dire basta, agli appuntamenti del 13 febbraio, con un no. Il problema non è il no: ben venga ogni bastian contrario, o ancor più chi si pone la questione di strumentalizzazioni o peggio. Il problema è il perchè del no. Ora, premettendo che davvero non vale la pena leggersi questo panegirico che sembra risalire alla protostoria del protofemminismo (dove avrà vissuto la signora in tutti questi anni? Mah!), ci possono bastare un paio di citazioni/assaggi: sorvolando sull'ironia rivolta alle donne che lavorano in casa (!), afferma "Quel che mi intristisce, mi inquieta e mi spaventa è che dietro il vostro invito a «risvegliarci» si nasconda una velata, forse inconscia, forma di razzismo intrisa di sessismo e di classismo: donne sacrificali (quelle che vanno a letto presto e si alzano presto) verso ragazze a ore (quelle che vanno a letto col capo), moralità verso apatia dei sentimenti, anime verso corpi".
Ok. Basta così. Siamo  quasi pentite di averla citata, ma era per rendere l'idea. Non siamo invece pentite di invitarvi a leggere (tutto) l'intervento di Antonio Polito http://www.corriere.it/editoriali/11_febbraio_08/polito-stili-di-vita-delle-donne_6304735e-335c-11e0-ae6d-00144f486ba6.shtml
Non potrebbe fare meglio il punto della situazione. Non potrebbe chiarire meglio come a volte siano proprio le donne a farsi del male. A pensare che la libertà sia vendersi o interrompere "volontariamente" una gravidanza (avete mai conosciuto qualcuno che l'ha fatto? Le avete mai parlato? Le avete mai chiesto come si sente?)...
Insomma Polito dice che la divisione già presente all'interno di questa reazione delle donne (tra chi fa la morale e chi teme il moralismo) è frutto de L’incertezza deriva dal silenzio talvolta complice con cui una parte delle donne ha accettato in questi anni il diffondersi di stili di vita e modelli culturali che sono apparsi moderni e avanzati, e in realtà altro non erano che l’accettazione di una cultura porno e machista, un trionfo per l’immaginario maschile.
 E ancoraNaturalmente non imputo al movimento delle donne la radicale trasformazione dei costumi dell’ultimo trentennio, anche perché un movimento delle donne ormai non c’è più (e bisognerebbe chiedersi perché non c’è più e perché le ragazze di oggi sembrano così lontane e diverse, e così ostili ai valori che avrebbero dovuto emanciparle). Ma imputo alla cultura progressista una timidezza nel contrastare questa presunta modernizzazione. Per farlo, avrebbe dovuto riconoscere che c’erano aspetti della tradizione che sarebbe stato meglio conservare, avrebbe dovuto sforzarsi di comprendere la morale sessuale della Chiesa, avrebbe dovuto ammettere la necessità di un’etica privata, dopo essere diventata la paladina dell’etica pubblica; perché, come si diceva un tempo, il privato è pubblico."
 Non dimentichiamo e non dimentichiamolo. Non confondiamoci, Non facciamoci del male. Ricordiamoci che siamo una variabile attiva. Una variabile attiva.

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