mercoledì 28 dicembre 2011

AL 2012! di Rita Guidi



 Un pensiero, una riflessione, una citazione perfetta per il Nuovo Anno.
 Un brindisi a un 2012 che ci apra gli occhi sull'orrore di ogni schiavitu'.
 Che ci aiuti a scegliere: di liberarcene.



"Quando vedo le parlamentari che dal loro burka di silicone si lanciano in crociate contro le donne che portano il burka di tela penso sempre, ..., che si tratta di due diverse prigionie accomunate dalla volontà di assecondare lo sguardo altrui. In un caso è desiderabile per le sue virtù una donna coperta, nell'altro - per altre virtù - una donna scoperta che risponda a certi criteri estetici dominanti. E' una subordinazione, una perdita di libertà in ogni caso. In verità la chirurgia estetica prima di seminare un certo gusto ha seminato, massicciamente, disgusto. Disprezzo per il proprio corpo avvertito come inadeguato al bisogno di consenso. "Il prodotto più importante dell'industria cosmetica è la vergogna di sé stessi"... I belli si guardano di più, in Cina con lineamenti occidentali si ottengono aumenti di stipendio fino al 30%. L'odio verso il proprio corpo, quello arrivato in dotazione dalla natura, è il prodotto di maggior successo esportato dall'occidente nei paesi in via di sviluppo."

da "Così è la Vita, Imparare a dirsi addio", Concita de Gregorio, Einaudi 2011.

venerdì 17 giugno 2011

DONNE E CAMMELLI



Un esotico adagio dice più o meno così:
“Sotto il sole del deserto, il cammelliere prepara i suoi piani. Lo fa anche il cammello”
Ragazze, spiace dirlo ma quel cammello siamo (anche) noi ;)…
Nessuna offesa, dài, perché non è solo un male: non lo è se ci accorgiamo di essere troppo spesso guidate e sfruttate da dei “cammellieri” (che eufemismo, eh?), e soprattutto non lo è se ci rendiamo conto che, appunto, i “piani” possiamo farli anche noi. Eccome.
 Perché è vero che qualcosa si muove, ed è vero che c’è una rivoluzione culturale e sociale profonda che sta crescendo dal basso (e di nuovo, ahimè, in basso ci siamo noi…;)).
 Lo ha ripetuto in occasione della presentazione del suo libro “Brutte notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv” (Feltrinelli), Maria Luisa Busi.
Un incontro prezioso, con un volto noto del tg, che ha avuto la forza e il coraggio (tutto femminile?) di scegliere di continuare ad essere e fare la giornalista, e non la velina al servizio di un qualche cammelliere.
 “Non capisco perché in tv dobbiamo andare in giro in sottoveste anche a gennaio – ha sorriso la Busi – e nemmeno perché dobbiamo spendere quasi due minuti per parlare dei cigni intrappolati nel ghiaccio di uno zoo e riservare pochi secondi agli scioperi dei lavoratori della Sardegna. La Regione che conta quasi il 50% di disoccupati tra i giovani”.
 Non lo sapevate? E non sapevate che a L’Aquila ci sono ancora migliaia di persone senza casa e senza speranza? O che quelle costruite in  fretta a carissimo prezzo hanno già delle crepe? Certo, la Rete parla, anche se a gridare è il messaggio del “va tutto bene” “siete tutti felici”, insiste la Busi.
Se siete donne, poi… Avete le gobbe? Ai cammellieri non serve (né interessa) niente di più.

sabato 14 maggio 2011

E PUR SI MUOVE...

                                                                                                 
                                                            "Il cielo stellato sopra di me,
                                                              la legge morale dentro di me" (Kant)


 Ci sono cose che sembrano non accadere per caso... Piccoli segnali incoraggianti...
 Per esempio. Uno degli ultimi libri che ho letto e mi è piaciuto davvero (sì, sì, ve lo consiglio) è "L'energia del vuoto" di Bruno Arpaia. Una storia che unisce letteratura e scienza (come forse sempre dovrebbe accadere?), che regala il piacere del dubbio, apre a nuove curiosità.
 Ebbene, che c'entra? C'entra (come in fondo tutto c'entra) perchè ho avuto la fortuna di assistere anche alla presentazione del libro, qualche giorno fa. Un modo per ripescarlo e conoscere l'autore, dopo averlo letto. E la cosa bella è che di nuovo sono uscite tante cose grandi, curiose, interessanti. Non solo sul misterioso, affascinante, filosofico mondo della meccanica quantistica (della quale appunto si parla nel libro), delle sue ipotesi, delle sue domande/scoperte. 
 Soprattutto si è parlato del CERN (la protagonista è una studiosa che lavora lì), che è come un piccolo mondo. Perchè proprio lì, dove è stato realizzato il mitico LHC (l'acceleratore di particelle che sta consentendo di studiare i misteri dell'universo come dell'infinitamente piccolo), si è creata una sorta di società ideale.
 Non importa il Paese dal quale provieni. Meno che mai "chi ti manda". Non importa se sei Mario o Maria. Importa se sai e se sai fare. Se sei in grado di. Se meriti (davvero) di lavorare a quel progetto. 
 Ora. Forse questo non ha fatto notizia. Come non lo ha fatto (non più di tanto, no) che a capo dei progetti più importanti in corso ci siano 4 italiani 4. E che uno di essi è una donna: che al CERN - dove sono un attimino più avanti - non fa notizia. Ma lo fa per noi. 
Chiara Mariotti, coordina il Csm, cioè l'analisi dei dati (più attesi) sulla cosiddetta "particella di Dio", il bosone di Higgs, grazie al quale esiste la massa. Ovviamente non è la sola: le ricercatrici sono il 18%, ma ovviamente non è solo una questione di numeri...
Come dite? Che però abbiamo molte donne in Parlamento? No. 21,3% Ne abbiamo meno del Burundi (31,4%). (e parliamo di quantità, sulla qualità il discorso sarebbe terribilmente lungo...)
 Però siamo fiduciosi/e. Se non altro nelle mode: vi siete accorti che voler fare le veline pare sia "out"? Speriamo nei e nelle fashion-victim ;)...Ma soprattutto nel risveglio dei cervelli: che servono solo se aperti, come il paracadute (ok, l'ha detto Einstein).
 Come invece ha detto quell'altro grande scienziato prima di lui: "e pur si muove"... 
 E che qualcosa si muova, oggi, tocca a noi dimostrarlo.

lunedì 28 marzo 2011

POSSIAMO SEMPRE FARE QUALCOSA

"La vita umana è breve, ma io vorrei vivere sempre"
Yukio Mishima


Questo blog non nasce solo dall'urgenza di un difficile momento storico, ma anche da una assoluta certezza, una profonda convinzione: che possiamo sempre fare qualcosa. Che ogni nostro gesto, ogni nostra scelta, ogni nostro si o no, non sono mai neutri, ma costruiscono ciò che abbiamo intorno. Il nostro mondo vicino e lontano.
 "Quando una farfalla batte le ali a Tokyo, a New York piove"...: è il butterfly effect. Più che mai vero oggi, per i drammatici eventi che hanno colpito il Giappone.  Un Paese lontano, oltre l'oceano, oltre altri continenti...Eppure possiamo fare qualcosa: 
imparare, e dunque rifiutare fonti energetiche superate, ingestibili, troppo rischiose;
 rendere onore alle vittime e agli eroi: ricordare le vite spezzate da questa apocalisse naturale, e pregare per chi la propria vita (ma per dissennate scelte umane) la sta mettendo ora in gioco;
aiutare: come chiede questa mamma italiana che ora vive in Inghilterra ma che ha cresciuto le sue figlie nell'orizzonte distrutto di Sendai.
Una donna racconta, ascoltiamola




Sendai è la città dove Matilde e Giulia sono cresciute da bambine e dove la nostra famiglia ha abitato per undici anni e mezzo, se non eravamo in Europa. Poco a Nord di Sendai sono le spiagge dove le portavamo a giocare. Il terremoto e lo tsunami hanno colpito terribilmente quella zona, per non parlare del freddo e della minaccia nucleare. Anche se per ora tutte le persone a noi care sono vive, purtroppo i problemi non sono affatto finiti.
Peter ed io abbiamo sempre riconosciuto che crescere le nostre figlie in Giappone per molti aspetti è stato un privilegio, ma la verità che sta affiorando poco a poco riguardo al numero dei dispersi, morti e soprattutto orfani, per me è particolarmente dura, sia per via dei bei ricordi che abbiamo, che per via della familiarità sviluppata nel tempo con le persone, i luoghi, con i modi di comportarsi, la cultura, la lingua e tutto il resto.
Per tutti questi motivi e con il cuore in mano ho pensato di mandarti questo link:
accompagnato dalla preghiera di prendere in considerazione la possibilità di mandare un po' di aiuto per i bambini, ovviamente se non l'hai già fatto.
I servizi giornalistici qui parlano spesso di e con Save the Children e sono arrivata alla conclusione che 1) fanno un buon lavoro e 2) anche io dovevo fare qualcosa. Ho cominciato adesso con i miei contatti in Italia e vedrò cosa posso fare qui.
Però, per favore, cerchiamo di pensare in positivo, alle possibilità, ai miglioramenti, al potenziale. D'accordo?
Ciao,
Ornella

martedì 8 marzo 2011

8 MARZO 2011



Non chiederti cosa puoi fare tu 
per l'uomo.



 Chiediti cosa può fare l'uomo 


per te.

lunedì 28 febbraio 2011

UN MINUTO DI SILENZIO

 Sarebbe profondamente ingiusto pensare che la sofferenza sia in gran parte coniugata al femminile.
Però è certamente vero che molto (troppo) spesso, il dolore è il compagno invisibile e silenzioso di tante donne.    Un fardello in più, eppure trasparente agli occhi disattenti del mondo.

Per questo, oggi, vogliamo fermarci e soffermarci in silenzio su chi non ha nemmeno la voce per dirlo.

Pensiamo alle donne dei Paesi in guerra (di ieri e di oggi). E dunque al presente antico della Libia: dove alle ingiustizie di sempre, si aggiunge l'orrore di oggi. Donne uccise alle finestre delle piazze per il sostegno (forse solo un po' d'acqua) offerto ai manifestanti...Mogli e madri che sopravvivono al vedersi strappare il proprio uomo e i propri figli tra le mura di casa...Altre che - chissà come, chissà per quanto - cammineranno fino al mare senza sapere se quel confine d'acqua offrirà un'altra vita o un'altra morte.

Pensiamo alle madri di figli scomparsi (Denise...le due gemelline...)
Quelle i cui figli sono stati ritrovati (Sara....Yara...)
Quelle che li seguiranno tra corone di fiori in funerali solenni (di nuovo, oggi, in Afghanistan)


Chissà se il dolore di una donna, di una madre, di una moglie, è un dolore più grande, una ferita più profonda.
Certo è che, dove non scorre la cronaca, è una cicatrice più sottile e (dis)umana.
Una soglia confusa, sulla quale dovremmo riflettere e fermarci. Sfuggire al frastuono colorato di tanta pubblicità. Guardare dietro la superficie. Guardarci dentro. 

 Un minuto di silenzio per provare a capire.
 Per esempio, qual è la libertà che chiediamo e quale ci viene chiesta
 E in nome di quale libertà precipitiamo in scelte di dolore e di morte.
 Il Papa, in uno dei suoi ultimi interventi, ha chiesto sostegno alle donne che hanno affrontato il dramma dell'aborto. Ha invitato i medici (e i padri) a non ingannare - non più - le donne che vengono spinte a decidere di farlo.  

 Ci sono scelte dalle quali non si può tornare indietro.

 "Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
                 fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti..." (W.H.Auden, Blues in memoria)

Facciamo silenzio. Ascoltiamo. 

Per sentire i passi di chi sta cercando la (vera) libertà o il pianto silenzioso della realtà che abbiamo intorno. 

Poi, potremo (ri)cominciare.

lunedì 21 febbraio 2011

bocca di rosa

 Siamo certi che non fosse necessario avere una laurea (anche se di insegnanti sì, ne abbiamo incontrati davvero tanti)  per comprendere i motivi che hanno spinto tante persone (persone, donne e uomini, ragazzi e ragazze, intere famiglie) a ritrovarsi in piazza, il 13 febbraio scorso.
 Eppure, leggendo certi improbabili commenti alla manifestazione, verrebbe voglia di mettersi lì, a spiegare...

Per esempio, che non era una manifestazione contro la prostituzione (!) ... Sarebbe mai possibile scendere in campo contro il mestiere più vecchio del mondo? Categoria  tra l'altro, che (dimostrando di aver chiaramente capito), ha appoggiato la discesa in campo e in alcuni casi anche partecipato.

Ma, come si dice, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

O di chi non vuol capire.

  E per confondergli ancor più le idee, aggiungeremo che a noi piace Bocca di Rosa. La sua bellezza trionfante e spiegazzata, la chiarezza dei ruoli. Ci piace il canto estremo di Fabrizio De Andrè: la suggestione di una voce per cantare chi non ha voce.
E ci piace Roberto Vecchioni. La strana storia della sua vita. Questo inatteso ritorno.

L'uomo che per noi ha vinto davvero, dedicando la vittoria a tutte le donne, alla donna che ha amato da sempre. A sua moglie. Più trasgressivo di così...

mercoledì 16 febbraio 2011

ANCHE PER TE



E' stato bello trovarsi
 e ritrovarsi in piazza. 
E' stato bello esserci senza bandiere nè altri segni di riconoscimento se non la voglia di dire basta. Una meravigliosa, corale voglia di cambiare. E' stato bello perchè ha restituito a tutti coloro che erano presenti la sensazione di essere e di esserci. Di poter dire e fare. Di essere partecipi e vivi. Vivi davvero (e con tutti i vestiti addosso), non come chi - in mutande - è già morto senza sapere di esserlo.

E' stato bello essere in piazza anche per loro.

E anche per te, che pensi sia meglio stare a casa per non essere vittima di basse strumentalizzazioni.
Anche per te che non potevi essere presente perchè anche la domenica, in ospedale o altrove, si lavora.
Anche per te che pensi che tanto è lo stesso, o che in fondo tutto questo è sempre successo e succederà sempre.
Anche per te che volevi esserci e gridare, ma hai pensato che non sarebbe stato coerente
Per te che, come fare?, l'unico giorno in cui puoi stare un po' accanto ai tuoi bambini, o perchè il più piccolo ha la febbre, o perchè tua madre è troppo vecchia e proprio da sola non la puoi lasciare
Per te che ti affidi a FB per colmare i tuoi vuoti e ti chiedi perchè non ci riesci
Per te che continui a illuderti che per te lascerà sua moglie
Per te che chiudi gli occhi e continui a ripeterti che è il padre dei tuoi figli
Per te che al tuo 110 e lode hanno preferito un'altra dopo avervi preso le misure

E' stato bello essere in piazza anche per te e  per ripetere insieme che si può dire basta, che si può cambiare.
Per te che sei già il futuro
Per i nostri figli
Per chi è scoraggiato o non ne vuole sapere, perchè tutto può succedere se non ne vogliamo sapere

martedì 8 febbraio 2011

SOCIETA' APERTA O CASA CHIUSA?

 Il discorso avrebbe potuto essere lungo. Ci avrebbe portato a chiederci perchè sono spesso proprio le donne le peggiori nemiche delle donne. In un corsivo a dir poco sorprendente, Maria Nadotti sul Corriere, risponde alla scelta di dire basta, agli appuntamenti del 13 febbraio, con un no. Il problema non è il no: ben venga ogni bastian contrario, o ancor più chi si pone la questione di strumentalizzazioni o peggio. Il problema è il perchè del no. Ora, premettendo che davvero non vale la pena leggersi questo panegirico che sembra risalire alla protostoria del protofemminismo (dove avrà vissuto la signora in tutti questi anni? Mah!), ci possono bastare un paio di citazioni/assaggi: sorvolando sull'ironia rivolta alle donne che lavorano in casa (!), afferma "Quel che mi intristisce, mi inquieta e mi spaventa è che dietro il vostro invito a «risvegliarci» si nasconda una velata, forse inconscia, forma di razzismo intrisa di sessismo e di classismo: donne sacrificali (quelle che vanno a letto presto e si alzano presto) verso ragazze a ore (quelle che vanno a letto col capo), moralità verso apatia dei sentimenti, anime verso corpi".
Ok. Basta così. Siamo  quasi pentite di averla citata, ma era per rendere l'idea. Non siamo invece pentite di invitarvi a leggere (tutto) l'intervento di Antonio Polito http://www.corriere.it/editoriali/11_febbraio_08/polito-stili-di-vita-delle-donne_6304735e-335c-11e0-ae6d-00144f486ba6.shtml
Non potrebbe fare meglio il punto della situazione. Non potrebbe chiarire meglio come a volte siano proprio le donne a farsi del male. A pensare che la libertà sia vendersi o interrompere "volontariamente" una gravidanza (avete mai conosciuto qualcuno che l'ha fatto? Le avete mai parlato? Le avete mai chiesto come si sente?)...
Insomma Polito dice che la divisione già presente all'interno di questa reazione delle donne (tra chi fa la morale e chi teme il moralismo) è frutto de L’incertezza deriva dal silenzio talvolta complice con cui una parte delle donne ha accettato in questi anni il diffondersi di stili di vita e modelli culturali che sono apparsi moderni e avanzati, e in realtà altro non erano che l’accettazione di una cultura porno e machista, un trionfo per l’immaginario maschile.
 E ancoraNaturalmente non imputo al movimento delle donne la radicale trasformazione dei costumi dell’ultimo trentennio, anche perché un movimento delle donne ormai non c’è più (e bisognerebbe chiedersi perché non c’è più e perché le ragazze di oggi sembrano così lontane e diverse, e così ostili ai valori che avrebbero dovuto emanciparle). Ma imputo alla cultura progressista una timidezza nel contrastare questa presunta modernizzazione. Per farlo, avrebbe dovuto riconoscere che c’erano aspetti della tradizione che sarebbe stato meglio conservare, avrebbe dovuto sforzarsi di comprendere la morale sessuale della Chiesa, avrebbe dovuto ammettere la necessità di un’etica privata, dopo essere diventata la paladina dell’etica pubblica; perché, come si diceva un tempo, il privato è pubblico."
 Non dimentichiamo e non dimentichiamolo. Non confondiamoci, Non facciamoci del male. Ricordiamoci che siamo una variabile attiva. Una variabile attiva.

martedì 1 febbraio 2011

SIATE UOMINI: DITE BASTA





  Non è solo una questione al femminile. No,no. Come ha già insistito nel suo intervento Giulia Bongiorno è una questione sociale ben più ampia.
Nel senso quindi politicamente più alto.
Non occorre scomodare Machiavelli per sapere che la politica può (e deve?) viaggiare su binari paralleli alla morale. Ma sempre il nostro "principe" chiariva che però il fine giustifica i mezzi a patto che le azioni che si compiono obbediscano a una finalità più alta: la ragion di Stato. Il bene e il benessere del proprio (in quel caso) regno.
E' evidente che viviamo in un momento storico nel quale manca l'una e l'altra cosa. Il malessere morale si traduce direttamente in malagestione della cosa pubblica.
E allora anche per questo, anche gli uomini dovrebbero dire basta.
Basta al degrado personale e collettivo.
Molti lo stanno già dicendo: personalità pubbliche come vicini di casa. Sarà un gesto importante.
Per toglierci quel dubbio sollevato da Isabella Bossi Fedrigotti http://www.corriere.it/cronache/11_febbraio_01/Donne-in-una-societa-bloccata-Dobbiamo-ripartire-dal-via_77332c74-2dd2-11e0-8740-00144f02aabc.shtml
«Degli uomini, dei nostri uomini, di quelli che hanno vissuto con noi, che hanno parlato con noi, che ci sono stati vicini, che ci hanno amate e in molti casi ancora ci amano, dei nostri amici, dei nostri fratelli e colleghi, ci sentiamo oggi un po' meno sicure. Anche se c'intendevamo perfettamente, se condividevamo passioni e ragionamenti, se pensavamo di conoscerli come le nostre tasche, si è fatto strada tra noi il timore di scoprire, magari sentendoli per caso parlare tra amici, che in fin dei conti anche per loro le donne valgono un tanto al chilo. E che intelligenza, cultura, studio, impegno professionale contano assai poco al confronto della "fortuna sulla quale sono sedute"». 

lunedì 31 gennaio 2011

PUNTO E A CAPO

Naturalmente non siamo qui per piangerci addosso. Anzi. Parlare, denunciare, significa anche e soprattutto fare. Accorgersi che quell'immagine femminile falsata, fasulla, fuorviante che viene proposta da tv e tam-tam mediatici più o meno pruriginosi e subdoli, è ben lontana dalla realtà delle donne.

Basta guardarsi intorno. All'estero nulla di tutto questo: la Hunziker è stata duramente criticata perchè nello show del sabato sera d'oltralpe indossava un abitino ritenuto troppo succinto. Ma ovunque (ovunque) non esistono veline addobbate da festival del porno-show per...intrattenere i bambini in un gioco trasmesso in orari della cosiddetta fascia protetta (presente Mercante in Fiera?)...

Tutte le testimonianze del caso, le trovate nel sito www.ilcorpodelledonne.net di Lorella Zanardo. Un libro, anche, nato dalla necessità di ribellarsi alla situazione, ahimè, tutta italiana, e che suscitò nella Zanardo l'indignazione e lo stupore di chi - come lei - aveva vissuto a lungo all'estero.

Quindi? Punto e a capo. Proviamo a voltare pagina. Anzi, voltiamola proprio.
Con una serie di basta veri, concreti. (Mi vogliono vendere uno yoghurt non perchè fa bene ma perchè la ragazza della pubblicità ha una sesta di silicone? Non compriamolo)
Chiamando le cose con il loro nome, e soprattutto segnalandole a chi di dovere. (Hai ottenuto l'impiego perchè hai detto ok - mentre altre hanno detto no - ? Non sei "furba" e neanche una escort, sei solo una p...ed è bene che si sappia; e che si sappia anche il nome di chi - e come - ti ha assunto)
Facendo provare imbarazzo e vergogna a chi crede che siano leciti certi comportamenti (avete mai provato ad osservare con insistenza quei vecchi danarosi che hanno accanto - o abbordano - ragazze molto più giovani? Provate. E' divertente)

Insomma, proviamo a cambiare, a smetterla di farci del male. Adesso che finalmente si avverte disagio, stanchezza, rifiuto.  Proviamo a ripartire da noi, da dove eravamo rimaste.

sabato 29 gennaio 2011

CATTIVI MAESTRI (E PESSIME ALLIEVE)

 "La vita era molto più semplice  
quando onoravamo  il padre e la madre
invece di tutte le principali carte di credito"


Tra le affermazioni più sorprendenti (e che forse - ingiustamente - hanno fatto poco notizia) di una delle ragazze dell'O(r?)lgettina, c'è senz'altro questa:
"Ma io, quello che voglio veramente, è avere un futuro con una famiglia, dei figli..."

Ora. Saranno sul serio ragazze così ingenue??? O pensano davvero che siano quelle le basi per costruirsi una qualche sicurezza nel domani? Credono veramente che sia possibile "fare un sacco di soldi in qualsiasi modo" e poi, voilà, voltare tranquillamente pagina????

Insomma: cosa hanno spiegato loro papà e mamme (a parte come si fanno i bambini...)? o gli insegnanti o i "maestri" che bene o male avranno avuto intorno?  No, perchè sembrano cresciute a pane e lelemora!

Forse non hanno ascoltato, o forse non è stato loro detto che - meno che mai in un Paese come il nostro - "quel certo passato" non solo non viene dimenticato ma nemmeno perdonato. 
Che quel marchio infamante che si sono stampate dentro, è ben visibile e a fuoco anche fuori, sulla pelle. 
Bisognerebbe ricordarlo a chi - per un lavoro, per denaro, per una borsetta o per vanità - pensa che l'infamante e umiliante scelta  di (s)vendersi si concluda con un premio: con l'ottenere.
 Quello che impareranno è che invece il finale è uno solo: si perde. Faccia, coscienza, dignità. (Col tempo e...gli anni anche le carte di credito). Tutto.

venerdì 28 gennaio 2011

RIDIAMOCI SU?

  Alla richiesta di un commento al volo
 sulle tristemente note vicende "bunga-bunga",
Mara Carfagna ha risposto:
 "Ci sono ragazze disposte a tutto per ottenere qualcosa"
...

                                         ***

 Tra i tanti titoloni (anche on-line) in (tristemente bunga bunga argomento) uno poteva incuriosire:
 "MINETTI : NON SONO UNA MAITRESSE"
 Ma bastava entrare con un clic
"MINETTI: NON SONO UNA MAITRESSE DA QUATTRO SOLDI"


                                       ***
Non c'entra ma un po' si.
Racconta un'amica (non siliconata) di un battibecco con un uomo (?) con il quale si diceva stanca del tormentone di donne con air-bag ad ogni piè sospinto.
"E sai cosa mi ha detto? - conclude - Che certamente non sono una da calendari da camionista!
La cosa pazzesca è che pensava di  offendere!!!"

                                     ***

Generalmente Oddifreddi non ci piace perchè è freddo (;)
ma ogni tanto si può anche leggere
http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/?ref=HRER3-1

giovedì 27 gennaio 2011

SBLOGGA LA PAROLA

 Un antico adagio recita che chi tace acconsente. Quindi parleremo. Perchè vogliamo dire no a molte cose, e sì a molte altre. Perchè ci sembra che la condizione femminile attuale sia la peggiore di sempre, ma che proprio noi donne possiamo trovare - insieme - il modo di migliorarla.

Per questo nasce questo blog. Per commentare, riflettere, discutere, sorridere su quanto ci accade intorno. E per  essere consapevoli e partecipi di una realtà che possiamo decidere di accettare o meno.

Guardiamoci intorno, guardiamoci dentro.

Sblocchiamo questo silenzio che consente, anche se non acconsente.

Trasformiamolo in una sola voce.